Il processo di Norimberga, i criminali nazisti alla sbarra

Il processo di Norimberga intendeva processare i principali criminali di guerra nazisti tra il 1945 e il 1946. Coinvolse ventiquattro gerarchi nazisti accusati di crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e cospirazione. Il tribunale era composto da giudici provenienti dagli Stati Uniti, Regno Unito, Unione Sovietica e Francia – le forze alleate vincitrici della guerra. Fu il primo caso in cui i leader di uno Stato furono giudicati per crimini contro l’umanità a livello internazionale. Il processo mise alla luce prove schiaccianti dei crimini nazisti – inclusi gli orrori dei campi di concentramento e sterminio. Gli imputati furono giudicati colpevoli e ricevettero varie sentenze, tra cui la pena di morte, l’ergastolo o lunghi periodi di detenzione. Il processo avvenne sulla scorta dei processi di Lipsia dopo la Grande Guerra. Tuttavia, questi si rivelarono un fallimento, giacché condotti dalla classe dirigente tedesca stessa.

I processi di Lipsia portarono a poche condanne – un esito che gli Alleati non erano inclini a replicare dopo la Seconda Guerra Mondiale. Pertanto, nessuno dei gerarchi nazisti si dichiarò non colpevole. Nella città dei rally nazisti e delle reggi razziali del 1935 oggi l’aula è visitabile. L’arredamento è lo stesso del tempo. Le panche del pubblico, una porta barocca di marmo verde scuro, le panche dei giudici e quelle degli accusati. In questa stanza sedevano i nazisti responsabili di crimini orrendi. Tra i grandi assenti Adolf Hitler, Heinrich Himmler, Joseph Goebbels, Adolf Eichmann – poi processato a Gerusalemme. Ma anche Reinhard Heydrich – l’unico gerarca nazista assassinato e Robert Ley, che si suicidò prima del processo. Hermann Göring, numero due di Hitler, fu uno degli imputati principali nel processo di Norimberga. Il capo della Luftwaffe si suicidò prima del giorno della sua condanna morte.

Martin Bormann, condannato in contumacia, era estraneo al pubblico, quanto temuto dal circolo hitleriano. L’“eminenza marrone” era il segretario personale del Führer, nonché il filtro della comunicazione con il mondo esterno. Con Goebbels fu il testimone di nozze di Hitler con Eva Braun. La sua scomparsa venne confermata solo dopo il processo, quando i resti di un corpo furono identificati come i suoi. Rudolf Hess era un amico fraterno di Hitler. Scrisse sotto dettatura il Mein Kampf quando era a Landsberg nel 1924. Condannato all’ergastolo, fu imprigionato a Spandau, dove trascorse il resto della sua vita, conclusasi nel 1987 a novantatré anni. Albert Speer entrò nel NSDAP a quattordici anni. Ministro degli Armamenti, ammise di essere a conoscenza del lavoro forzato e del trattamento dei prigionieri nei campi. Condannato a vent’anni a Spandau, fu rilasciato nel 1966.

Hjalmar Schacht, ex presidente della Reichsbank, venne arrestato per ordine di Hitler dopo il 20 luglio 1944. In carcere a Norimberga studiava un piano per la ricostruzione della Germania. Nel processo di Norimberga fu accusato di aver partecipato al riarmo del paese, ma poi scontò otto anni. Franz von Papen era nella lista delle persone da epurare nella notte dei lunghi coltelli, ma venne salvato da Göring, che credeva potesse essergli utile. Spese gli ultimi giorni del Reich sotto il controllo della Gestapo. Era affezionato al monocolo che non poteva più avere in carcere vista la possibilità di un eventuale suicidio col vetro. A processo sostenne di essersi opposto a Hitler, di cui era stato Vicecancelliere. Dimessosi nel 1934, diventò ambasciatore a Vienna e poi ad Ankara. Inizialmente, credette di poter manipolare Hitler e per questo era inviso al suo inner circle. Morì a novant’anni.

Erich Raeder fu uno degli ideatori dell’invasione della Norvegia. Condannato al carcere, ne uscì per motivi di salute pochi anni dopo e morì nel 1960. Karl Dönitz subentrò a Raeder, entrato in contrasto con Hitler. Capo del governo provvisorio fino al 23 maggio 1945, incarcerato a Spandau fino al 1956. Ernst Kaltenbrunner, un metro e novanta, fumatore e bevitore, era originario della valle dell’Inn come Eichmann e Hitler. Nel 1937 divenne capo delle SS austriache, nel 1943 era il capo del RSHA, l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich dopo l’assassinio di Heydrich. Il RSHA giocò un ruolo chiave nella persecuzione, detenzione e uccisione di milioni di ebrei. A Joachim von Ribbentrop, ministro degli Esteri, fu imputata la responsabilità per la politica di espansione territoriale e la guerra di aggressione. Heinrich Müller era uno dei maggiori responsabili della Gestapo. Non fu mai catturato e il suo corpo fu disperso.

A Norimberga c’era anche Alfred Rosenberg fu uno dei principali ideologi del regime nazista e ministro del Reich per i territori occupati dell’Est. Fritz Sauckel, “Generalarbeitsführer”, era il responsabile dell’organizzazione e dell’utilizzo forzato della manodopera in Germania e nei territori occupati. Come Rosenberg e Wilhelm Keitel, capo dell’Oberkommando der Wehrmacht, fu giustiziato il 16 ottobre 1946. Noto come il lacchè di Hitler, fu l’uomo chiave nella pianificazione e nell’implementazione delle operazioni militari. Alfred Jodl era il suo vice – anch’egli impiccato. Wilhelm Frick, capo del Ministero degli Interni e Arthur Seyss-Inquart, già governatore nei Paesi Bassi, furono impiccati. Hans Frank, numero uno nel Governatorato Generale, era stato l’avvocato di Hitler e fu complice delle morte di milioni di ebrei e polacchi. Julius Streicher, noto antisemita e propagandista, fu il fondatore di Der Stürmer. Uno dei pochi imputati nel processo di Norimberga che non ricopriva una posizione governativa o militare.

Baldur von Schirach, poi leader della Gioventù hitleriana dal 1933 al 1940, fu nominato Gauleiter di Vienna dal 1940 al 1945. Fu rilasciato da Spandau nel 1966 per motivi di salute. Destino analogo quello di Konstantin von Neurath, Ministro degli Esteri dal 1932 al 1938 e primo protettore nella Cechia occupata. Walther Funk scontò vent’anni. Economista e politico, Ministro dell’Economia, nel 1939 divenne Presidente della Reichsbank. Hans Fritzsche, giornalista e dirigente della radio, fu a capo del Dipartimento Stampa e Propaganda del Ministero della Propaganda. Terza voce più nota nel Reich dopo Hitler e Goebbels, gli venne contestato il ruolo chiave nella diffusione della propaganda attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Fritzsche fu rilasciato nel 1946. Gustav Krupp von Bohlen und Halbach, l’imputato meno noto al pubblico, era l’amministratore delegato della Krupp AG. Non fu ritenuto fisicamente e mentalmente idoneo per affrontare un processo formale.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su AlterThink)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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