Si dice spesso che la democrazia non è per sempre; che è fragile e bisogna difenderla e proteggerla. Vero. Tuttavia, non si sente mai dire che è necessario proteggere il liberalismo. Che pure non è eterno, pone dei freni alla democrazia illimitata, l’addolcisce e la rende più inclusiva e rispettosa delle minoranze. La democrazia, di per sé, non è abbastanza. E quando oggi i leader politici occidentali dicono che va protetta, in realtà fanno più riferimento alla democrazia liberale. Anche la Russia è una democrazia; non è di certo liberale. Anche il liberalismo va protetto. Meccanismo per gestire la società, il liberalismo promuove la tolleranza e consente alla società di rimanere aperta e libera. Come la democrazia non è per sempre, anche il liberalismo di John Stuart Mill, Thomas Jefferson e Václav Havel non ha mai promesso nulla di definitivo, ha scritto Anne Applebaum (Il tramonto della democrazia).
Trent’anni fa usciva The End of History and the Last Man di Francis Fukuyama. Era nato dal famoso e omonimo essay dell’estate 1989 con cui lo scienziato politico americano preannunciava il trionfo della liberaldemocrazia come unica alternativa credibile ai sistemi autocratici. Prevedeva il trionfo del liberalismo e del modello liberaldemocratico come la fine della Storia, ovvero la vittoria della forma di governo liberaldemocratica come sistema che beneficiava il maggior numero di persone. Fukuyama parla a proposito di punto finale dell’evoluzione ideologica dell’uomo. La liberal democrazia come forma finale di governo, dopo gli esperimenti fascisti, socialisti, comunisti. Sebbene sia da trent’anni che viene frainteso, Fukuyama non aveva torto. Oggi come oggi, non esistono competitors seri a livello ideologico capaci di opporsi in maniera efficace ai sistemi autoritari, mantenendo la libertà umana centro dell’azione politica.
Dunque, occorre difendere la democrazia liberale. «Le democrazie liberali hanno sempre chiesto qualcosa ai cittadini: partecipazione, discussione, sforzo, lotta», continua Applebaum. «Hanno sempre chiesto una certa tolleranza per la cacofonia e il caos e, nello stesso tempo, una certa disponibilità a respingere i responsabili di cacofonia e caos». Una democrazia senza liberalismo rischia di condurre al purismo autoritario e al classismo intransigente – come fu il caso della Rivoluzione francese. Il modello liberaldemocratico prevede una società forte e uno Stato subordinato e con poteri perimetrati e limitati. «Il potere dello Stato si fonda su un contratto sociale tra individui autonomi che concordano di rinunciare a parte del proprio diritto di fare ciò che vogliono in cambio della protezione da parte dello stato», ha scritto Fukuyama (Identità). «Tale potere è legittimato sia dalla comune accettazione della legge, sia del caso delle democrazie liberali, attraverso elezioni popolari».
La democrazia non è per sempre – specialmente quella liberale – anche perché, nell’arco della Storia dell’uomo, è un’invenzione relativamente recente. Yuval Noah Harari (21 lezioni per il XXI secolo) concorda con Applebaum e Fukuyama. «La narrazione liberale ha dimostrato di avere migliori capacità di adattamento e dinamismo di qualunque suo avversario. Ha trionfato sull’imperialismo, sul fascismo e sul comunismo […]. Ha imparato dal comunismo a utilizzare promuovere la empatia e a valorizzare insieme alla libertà anche l’uguaglianza». La domanda da porsi, al posto di mal interpretare o citare a sproposito Fukuyama, non è quella di chiedersi se la Storia è veramente finita con la vittoria del liberalismo, quanto: ci sono sistemi migliori del liberalismo che conducano al progresso, alla ricchezza, alla libertà umana come il liberalismo?
Amedeo Gasparini
(Pubblicato su AlterThink)