Edmund Burke è considerato il padre del conservatorismo moderno. Credeva che nelle società non ci dovesse essere né un eccesso di libertà, né un eccesso di democrazia. La prima avrebbe condotto all’anarchia, la seconda alla tirannide. Burke era molto critico nei confronti della bigottissima Chiesa d’Inghilterra, ma al contempo criticava pure l’ateismo. Voleva un parlamento forte, eletto e legittimo. Istituzioni solide che applicassero il rule of law. Legislature lunghe non in balia di micropartiti e del caos. Questo avrebbe portato a suo avviso ad un incremento della corruzione politica e della demagogia. Ostile alle rivoluzioni e in particolare a quella francese, favoriva l’antico ordine costituzionale britannico, nonché la monarchia. Nel conservatorismo delle destre di oggi non c’è nulla del conservatorismo burkeano. Esse confondono la libertà con l’anarchia e strizzano l’occhio ai sistemi tirannici e cleptocratici, favorendo una democrazia collettivistica basata sullo statalismo.
Le destre di oggi disprezzano pesi e contrappesi delle democrazie liberali e sono anti-istituzionaliste. Il loro conservatorismo è affine ad un clericalismo in nome di un presunto tradizionalismo nazionale anti-elitario che fa appello alle classi meno abbienti. Le nuove destre racimolano consenso in un elettorato un tempo coltivato dalle sinistre. Conservatorismo, tuttavia, non è schierarsi aprioristicamente con l’aristocrazia, favorire la Chiesa, elevare lo Stato a discapito dei diritti del cittadino. Una delle sue forze è di essere trasversale alle classi sociali. Michael Oakeshott ha scritto che «essere conservatori […] significa preferire il familiare all’ignoto, preferire il provato al non provato, il fatto al mistero, l’effettivo al possibile, il limitato all’illimitato, il vicino al lontano, il sufficiente al sovrabbondante, il conveniente al perfetto […]; acquisire e ingrandire sarà meno importante che conservare, coltivare e godere; il dolore della perdita sarà più acuto dell’eccitazione della novità o della promessa».
Il conservatorismo odierno basa la sua diffidenza nei confronti della novità in molti per rafforzare privilegi e classi. Si sente minacciato dalla globalizzazione, dal miscuglio identitario, dall’assenza di frontiere, dalla demografia a favore di “diverse” etnie. «Il disegno del conservatore è dettato dalla paura del cambiamento e di ciò che è sconosciuto, della sua naturale tendenza all’“autorità” e dalla mancata comprensione delle forze che muovono l’economia», scrive Mario Vargas Llosa (Il richiamo della tribù). Il conservatorismo populista moderno ha sempre fatto affidamento sulla mano pesante dello Stato. L’arbitrio della coercizione piace alla destra odierna ed è quanto di più distante dal liberalismo. Il conservatore è vincolato al bagaglio di idee che ha ereditato per tradizione e vede l’idea del cambiamento come una minaccia per i propri valori e ideali. In questo senso, il rischio di un conservatorismo estremo – lontano da quello burkeano – è il pericolo della fossilizzazione su un ideale.
«Per questo i conservatori sono spesso oscurantisti, cioè retrogradi a livello politico. Di solito sono anche nazionalisti […]. Il conservatore difficilmente capisce la differenza tra nazionalismo e patriottismo: considera le due cose identiche» (ibid.). Burke non considerava le due parole come sinonimi e non avrebbe approvato il conservatorismo odierno – che, se non altro, non pretende neppure di ispirarsi a lui. Il conservatorismo delle destre di oggi – specialmente negli Stati Uniti, dove questo viaggia a braccetto con un odioso fanatismo religioso che unisce estremismo cristiano cattolico e cristiano evangelico – è di matrice autoritaria e paternalista, intransigente e vendicativo, reazionario e bigotto, statalista e complottista, oscurantista e pagano, razzista e antirepubblicano, antidemocratico e antistituzionale e illiberale. Il vero conservatore deve fare il contrario di quello che fanno i conservatori oggi. Deve rafforzarsi in un’etica che non sia falsata da idolatrie ed estremismi, da ideologie alternative e complottiste, da posture autoritarie e scioviniste.
Amedeo Gasparini
(Pubblicato su AlterThink)