La penisola iberica, Salazar e le ambiguità nella NATO

Quando i regimi dittatoriali portoghese, spagnolo e greco caddero, l’Europa fu sollevata dalle ultime code di tirannia e totalitarismo nel continente. Le tre dittature del Meridione erano però riconosciute a pieno titolo come membri integranti della costruzione d’identità europea tra gli anni Cinquanta e Settanta. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Grecia era stata invasa dall’Italia fascista, mentre Spagna e Portogallo si dichiararono neutrali. Per anni il Vecchio Continente ha chiuso gli occhi sulle pecore nere che apertamente tollerava e, con imbarazzo le abbracciava nel grande progetto anticomunista e antisovietico. Il regime greco era di costruzione più recente, ma quello di António Salazar – morto il 27 luglio di cinquant’anni fa – e di Francisco Franco risalivano a prima della Seconda Guerra Mondiale. Il secondo aveva conquistato le pagine dei giornali stranieri per la vittoria nella guerra civile spagnola.

Allo scoppio del conflitto mondiale del 1939, Spagna e Portogallo diedero una mano sia all’Asse (prima fase della guerra) che agli Alleati (seconda fase). Dal punto di vista dei dittatori iberici, la scelta della neutralità nel conflitto fu saggia e strategica. Non solo perché entrambi passarono quasi inosservati durante e dopo la guerra, ma anche perché ambedue non intendevano disturbare il loro collega tedesco Adolf Hitler e non avrebbero rappresentato un problema per la Germania nazista. La conquista nazista del Lebensraum non trovò sfoghi ad Ovest oltre i Pirenei: era l’Est il luogo prediletto dai nazisti. Il risultato, per Portogallo e Spagna, fu che il loro fronte rimase sigillato per un decennio. E che non disturbò né il Reich prima, né la CEE dopo.

Di particolare interesse è il caso del Portogallo. Isolato, nascosto, celato agli occhi del mondo anche per via della dittatura, secoli prima il paese aveva ridisegnato le carte di oceani e continenti. Il 28 maggio 1926 la Prima Repubblica portoghese venne sostituita da un colpo di Stato organizzato dall’esercito. Questi agì per spazzare via la classe dirigente accusata di corruzione. In giugno, il generale Gomes da Costa disse che il suo compito era «agire contro gli atti nefasti dei politici e dei partiti, ponendo fine alla loro irresponsabile dittatura». La rivoluzione della “Settimana di Sangue” (3-9 febbraio 1927) fu il primo confronto di rilievo tra resistenza repubblicana e dittatura militare. Il concetto di Stato Nuovo (“Estado Novo”) che António Salazar installò una volta giunto al potere era un progetto totalitario e militarista. Fondato sull’intento di voler creare un “uomo nuovo”, copiando i tratti latini del Fascismo italiano.

Lo Stato avrebbe dovuto inculcare i suoi valori nella testa dei cittadini. L’adorazione della famiglia, nonché la divinizzazione della religione cattolica erano due concetti esasperati sia nel Portogallo di Salazar che nella Spagna di Franco. Valori che non dispiacevano al primo embrione di Unione Europea. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Lisbona è subito diventata parte attiva della NATO (1949), nonostante Salazar, l’unico dittatore tra i fondatori (la Spagna entrò solo nel 1982, dopo la fine di Franco). Ai tempi della fondazione della NATO, Salazar era un personaggio ai margini della politica europea, ma conosciuto a livello internazionale per essere sopravvissuto al crollo dei fascismi. In quanto membro NATO, il Portogallo di Salazar beneficiò anche degli aiuti del Piano Marshall. Cosa che consentì ad un paese tutto sommato povero di sperimentare una rivoluzione economica impressionante. Negli anni Cinquanta il Portogallo entrò in un periodo d’oro per la sua economia.

Aprendosi al commercio estero, il PIL triplicò. Sebbene i successi economici furono notevoli, quelli politici erano stagnanti. Il regime militare aveva promesso elezioni nel 1951 e nel 1958, ma queste non si materializzarono. Nessun paese della NATO aveva interesse a destabilizzare la periferica penisola iberica. Fu per questo che sia Salazar che Franco governarono in maniera indisturbata per decenni. In ottica occidentale e americana, le due dittature iberiche non “davano fastidio”. Nell’interesse di Washington erano tasselli da aggiungere alla coalizione contro il Bolscevismo. Agli Stati Uniti, così come alla CEE, faceva comodo avere alleati per bilanciare la forza magnetica di Mosca. Sostenere anche regimi dittatoriali per indebolire l’avversario era la logica realista della Guerra Fredda. L’ambiguo e illiberale – fascista e criminale – Portogallo di Salazar era uno stato “in più” che, nel disegno della Dottrina Truman non nuoceva alla politica anti-URSS.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su Corriere dell’Italianità)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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