Le olimpiadi hitleriane

Sotto il breve cancellierato di Heinrich Brüning la Germania venne scelta dal Comitato Olimpico Internazionale come paese che avrebbe ospitato i giochi olimpici del 1936. Pochi avrebbero immaginato che nel 1933, al potere sarebbe arrivato un certo Adolf Hitler. E con l’affermarsi del Nazionalsocialismo e le leggi di Norimberga per la “protezione del sangue e dell’onore tedesco” molti paesi intendevano boicottare i giochi. Alla fine, le Olimpiadi si tennero comunque in piena Germania hitleriana. Quarantanove nazioni parteciparono, per un totale di quattromila atleti. Riluttanti erano anche gli Stati Uniti di Franklin Delano Roosevelt, che si qualificarono secondi in termini di medaglie alle olimpiadi. Non essendo appassionato di sport, il Führer non apprezzava i giuochi. Tuttavia, l’evento, come suggerì il fanatico Ministro per l’Istruzione e la Propaganda Joseph Goebbels, poteva essere un’occasione per illustrare al mondo la potenza della macchina ariana. Prospettiva, questa, che fece cambiare idea al dittatore.

Appassionatosi all’iniziativa, Hitler fece investire molto nell’allestimento dei giochi, tanto è vero che diverse infrastrutture vennero ospitate nei dintorni: Döberitz, Kiel, Wannsee. Leni Riefenstahl, regista alla corte di Hitler, aveva impiegato meno di due anni ad accendere gli occhi degli spettatori e del mondo sulla Germania e il suo universo sportivo. In occasione delle fastose Olimpiadi la regista fu la prima a puntare le telecamere sugli stadi e campi da gioco. Per la prima volta nella Storia, le olimpiadi vennero riprese dall’occhio delle macchine da presa. Il Führer sapeva di potersi fidare della documentarista: dopo “La vittoria della fede” (1933) e “Il trionfo della volontà” (1934). Il sodalizio sfociò in “Olympia”. Tre opere, quelle di Riefenstahl, che altro non fecero che propagare ancora di più la popolarità e il verbo – tradotto in immagine – del Nazionalsocialismo. Trentatré medaglie d’oro, ventisei d’argento e trenta di bronzo vennero conquistate dalla Germania.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su L’universo)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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