Nella sua vita ne ha viste e fatte di tutti i colori (no, non quelli dei papillon che indossa) e ha conosciuto molti dei grandi italiani. Nelle sue celebri e brevi interviste ha narrato e ha dato viva voce al secondo Novecento tramite i suoi protagonisti. Nella sua vita ha scritto di tutto: storia, cultura, spettacolo, politica, società e costume. Roberto Gervaso è un testimone di eccezione non solo del secolo breve, ma soprattutto di una professione (una passione) che gli ha permesso di incontrare e conoscere diversi mostri sacri. Da Leo Longanesi a Giuseppe Prezzolini, passando per Indro Montanelli. Nel suo elenco bibliografico, in molti ricordano il libro d’esordio, un bestseller firmato a quattro mani con il suo eterno maestro che lo chiamava “Robertino”.
L’Italia dei secoli bui, primo capitolo della fortunata e storica collana di Cilindro, “La Storia d’Italia”. Gervaso è un anticonformista, un originale e ribelle, un cinico realista, un personaggio scomodo che ha fatto dell’aforisma un modo di arricchire il linguaggio. Il tutto in un paese – uno “stivale zoppo” – che “si regge in piedi solo perché non sa da che parte cadere.” Tra Milano e Roma (anche l’America è stata la sua terra), Roberto Gervaso ha scritto per i principali quotidiani del paese aneddoti, ritratti, commenti pungenti e taglienti. Alle 18:00 del 21 marzo sarà all’Auditorium dell’Università di Lugano per presentare il suo libro Le cose come stanno.
Amedeo Gasparini
(Pubblicato su L’universo)