Nell’universo delle fake news e delle contraffazioni di notizie il ciarlatano vive e prolifera. Il naufrago della rete, invece, è spaesato e incerto. Oggi l’inflazione d’informazione crea la cattiva informazione e s’insinua nel sano dibattito democratico, togliendo valore ad un’informazione corretta. Questa, d’altra parte, si basa sui fatti. E oggi i fatti ci stupiscono perché possono essere ancora più assurdi in quanto ancora più amplificati. Se i fatti sono collegati a doppio filo con la verità, il problema sorge quando questo collegamento viene reciso o ingarbugliato. Non esiste ancora l’algoritmo della verità, un ente superiore artificiale che stabilisce un’incontrovertibile esattezza. Molti ne hanno auspicato l’esistenza, dal momento che il fenomeno delle fake news è recentemente tornato di moda. Tuttavia, il falso storico è presente ed assimilato nella nostra cultura. Lo storico Marc Bloch trovò un’origine sociologica delle fake news.
«Le notizie false della storia nascono […] da osservazioni individuali inesatte o da testimonianze imperfette». La percezione diventa quindi leggenda, fino a diventare finzione. Finzione, che Roberto Burioni chiamerebbe La congiura dei Somari, titolo del suo libro in cui si dà particolare attenzione all’asino che insiste ad avere ragione. Il ciuco che fa il tuttologo, si auto-conferisce parola e sapienza. Il problema non sorge quando il somaro raglia. Sorge quando lo stesso si coalizza, fino ad una congiura. Il problema è quando il somaro è più vocale dei fatti attendibili, trasformandosi alle orecchie del fruitore mediale in una fonte attendibile e veritiera. D’altra parte, il somaro crede di non aver bisogno di leggere o informarsi. Non ne ha bisogno.
Ivan Pavlov sosteneva che non bastasse solo registrare all’interno della propria mente i fatti, ma bisogna cercare di penetrare nel mistero della loro origine. E questo fa capire che non esiste altra cura contro le distorsioni, le manipolazioni, le violenze sulla verità, le fake news, quanto essere accesi da una perpetua e autentica curiosità. La voglia di non accontentarsi. Forse oggi abbiamo smesso di essere critici. Forse, da padroni, siamo diventati noi i mansueti cani pavloviani, che scattiamo ad ogni comando, ad ogni notizia, anche la più assurda.
Probabilmente, come scrive Ferruccio de Bortoli in Poteri Forti (o quasi) ci siamo trasformati più in «sudditi che cittadini. E forse per questo interessati non alla verità dei fatti bensì soltanto alla loro verosimiglianza. Ansiosi di condividere, non di accettare […]. A maggior ragione, oggi che le informazioni sono […] a portata di mano, è necessario indagare, confrontare, analizzare». Il naufrago della rete «avrà sempre di più bisogno di selezionare massa informe di notizie e immagini a sua disposizione per non essere un naufrago ingenuo e manipolabile». E se quindi ci facciamo imbambolare prima dalla mole di informazione e poi dalla scarsa qualità della stessa, vuol dire che abbiamo perso la battaglia per ristabilire una verità legata ai fatti. «Il mondo è fatto di fatti, non di cose», diceva Ludwig Wittgenstein. E la verità è figlia dell’incessante ricerca. Che ricerca vuol dire non arrendersi mai.
Amedeo Gasparini
(Pubblicato su L’universo)