Chiesa e Nazismo: qualcuno rimase a protestare

Sebbene molti nella Curia si siano piegati alla dittatura, tra Chiesa e Nazismo non è sempre corso buon sangue. Le agiografie di molti clericali del tempo dipingono relazioni cordiali e neutrali. Altri invece sostengono che la Chiesa si oppose fermamente alla barbarie nazista. Altri ancora sostengono che la Chiesa si piegò ai diktat della Germania hitleriana. È vero che per quanti hanno assecondato le politiche del Nazional Socialismo, altri si opposero e spesso pagarono le loro scelte coraggiose con la vita. Negli anni Trenta in Europa, i cattolici erano pronti a sostenere l’autoritarismo di destra per fare da argine al Bolscevismo. Dal Portogallo alla Spagna, dall’Italia all’Austria, evitare l’espansione del Comunismo divenne uno dei maggiori motivi per cui sia cattolici che protestanti appoggiarono l’avanzata della destra – che si diceva conservatrice. Nel complesso, i rapporti tra Chiesa e Nazismo non sono stati facili: sono tutt’ora al centro di studi e controversie.

Il 4 maggio 1933 i sindacati cattolici si misero sotto il controllo del NSDAP. Il 1° luglio un concordato con la Chiesa acconsentiva alla partecipazione dei cattolici al governo, ma a patto che il Partito Cattolico di Centro scomparisse – cosa che avvenne il 5 luglio. Alcuni nazisti si presentavano come difensori della cristianità. Sebbene alcune anime del partito rigettassero il Cristianesimo, molti dei gerarchi venivano da famiglie cristiane. Diversi cattolici tedeschi approvavano il regime. Nel 1932, il futuro Papa Pio XII scrisse che Adolf Hitler era pieno di sé. «Tutto ciò che non gli serve lo respinge; tutto quello che dice e scrive porta l’impronta del suo egoismo; è un uomo capace di scavalcare i cadaveri e di pestare con i piedi ciò che gli intralcia il cammino. Non riesco a capire come molte persone, anche tra le migliori, non si accorgono di questo».

Nella sua enciclica Mit brennender Soge del 1937 Papa Pio XI recise ogni relazione ideologica tra Chiesa e Nazismo. Quest’ultima era, secondo il Pontefice, una dottrina contraria alla fede cristiana. Non è possibile, scrisse il Papa, per i cristiani partecipare alla politica dell’antisemitismo, giacché i cristiani sono spiritualmente semiti. Hitler non considerò le preoccupazioni del Santo Padre, ma riuscì a neutralizzare la Curia nel Reich tramite una serie di garanzie. Inglobale e neutralizzare la Chiesa divenne la tecnica che il governo tedesco adoperò sistematicamente – specialmente nei primi anni del regime. Ma per quanti si piegarono a questo sistema – si veda il caso del cattolico conservatore Franz von Papen che credeva di poter domare il Führer – altri si opposero con coraggio al terrore nazista – dalla studentessa Sophie Scholl, al teologo Dietrich Bonhoeffer, al contadino Franz Jägerstätter.

Assieme al fratello Hans Scholl, l’attivista ventunenne apparteneva al gruppo di resistenza di ispirazione cristiana Rosa Bianca e scelse la ribellione non violenta al regime. Venne arrestata e ghigliottinata il 22 febbraio per aver distribuito volantini presso l’Università di Monaco. Le sue ultime parole furono: «Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa?». Bonhoeffer fu invece molto critico rispetto alla progressiva esclusione degli ebrei tedeschi dalla vita pubblica in Germania. Sosteneva che la Chiesa doveva far fronte a questo tema, riconoscendo gli ebrei come vittime del regime nazista. Il contadino Franz Jägerstätter fu invece condannato a morte in quanto obiettore di coscienza: non volle arruolarsi nell’esercito nazista. Nel 2019 è uscito “A Hidden Life”, il film che ripercorre la sua storia di uomo comune che disse no ad Hitler.

È del pastone Martin Niemöller la poesia: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista». Il pastore era un devoto tedesco; lavorò per la marina nella Grande Guerra, ottenne la Croce di ferro prima classe ed entrò nella chiesa luterana. Anticomunista, inizialmente sperava che sotto i nazisti si sarebbe avviato un rilancio nazionale. Dovette tornare sui suoi passi: il sistema totalitario non avrebbe mai tollerato la presenza di una religione cristiana nello Stato. Lo intuì anche il vescovo di Münster, Clemens August von Galen, che più volte si scontrò con Alfred Rosemberg, l’ideologo del Nazismo.

Nel 1941 aveva condannato il regime per i progetti di eutanasia, il programma T4, la sterilizzazione forzata, nonché per i campi di concentramento e le violenze della Gestapo. Protestò per la chiusura di chiese e monasteri. Qualcuno, anche nell’ombra scura del totalitarismo, rimase a difendere la dignità degli ultimi e a denunciare i mali del Terzo Reich. Anche Niemöller iniziò ad attaccare il regime. Nel 1937 venne arrestato e fu imprigionato prima a Sachsenhausen, poi a Dachau. «Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare». Si concludono così i versi della sua poesia: il totalitarismo coinvolge tutti – cristiani ed ebrei. Nessuno è al sicuro, nel lungo termine – specialmente se l’ideologia di Stato sostituisce il Dio religioso con il Dio politico. Chiesa e Nazismo saranno pure andate a braccetto per un breve periodo, ma le scelte dei singoli possono fare la differenza.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su Corriere del Ticino)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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