Come un mal d’Africa

«Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa», affermò Ernest Hemingway. «L’Africa mi toccò l’animo già durante il volo: di lassù pareva un antico letto d’umanità», disse Saul Bellow. «L’Africa è un pensiero, un’emozione, quasi una preghiera: lo sono i suoi silenzi infiniti; i suoi tramonti; quel suo cielo che sembra molto più vicino del nostro, perché si vede di più, perché le sue stelle e la sua luna sono più limpide, nitide, pulite: brillano di più», disse una volta Claudia Cardinale. La sua estremità più a Nord si bagna nel Mar Mediterraneo; quella più a Sud è distante un mare di chilometri dalla terra dei pinguini. La sentiamo sempre nominare. Quel gigante al Sud dell’Europa. Ricco di cultura e risorse naturali pressoché illimitate. È l’Africa. Spesso dimentichiamo quanto sia grande: le cartine del mondo non le rendono affatto giustizia.

Il primo sguardo disattento potrebbe imputare troppa importanza alla Russia, ma l’Africa batte la ex terra degli zar in superfice. E anche di molto: trenta milioni e passa di chilometri quadrati, contro diciassette. Quasi il doppio. L’Africa ha cinquantaquattro stati (senza contare le decine di richieste d’indipendenza alle comunità internazionali) e 1.2 miliardi di persone. Qualche geniaccio del web le ha sovrapposto diverse nazioni per attestarne l’immensa grandezza. Il terzo continente per superfice incamera potenzialmente la Cina (sdraiata a pancia in su verso il Mediterraneo) e gli Stati Uniti (dalla California al Maine, escludendo le immensità dell’Alaska). Si aggiungano il Messico (che idealmente occuperebbe l’area che va dalla Mauritania al Benin), l’India (nel versante orientale, nei pressi del Sud Sudan, Eritrea, Etiopia, Somalia, Kenya e Uganda) e l’Europa tutta (spezzettata a mo’ di tappabuchi tra gli interstizi nazionali). E poi il Madagascar.

Talmente grande da contenere l’intero Giappone, la striscia del sol levante a forma di luna spezzettata. E piano piano l’Africa cresce: secondo il Global Competitiveness Index, l’Africa può vantare una situazione estremamente eterogena. L’acronimo “BRICS” coinvolge come ultimo membro il Sudafrica (al 49esimo posto dell’indice di competitività). Spostandosi verso Nord, di fronte alla Penisola iberica Marocco e Algeria si attestano al 72simo, rispettivamente l’80ettesimo posto in classifica. Aveva ragione Ryszard Kapuściński: il giornalista e viaggiatore polacco conosceva bene il regno della savana, del deserto e della foresta pluviale. «L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa».

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su L’universo)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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