Siamo sicuri che i valori dell’Occidente siano promossi dall’Occidente stesso? Come interpretare la dissonanza tra quello che l’Occidente dice e fa? Sarà forse la globalizzazione. O il capitalismo. Oppure la Realpolitik che spinge da anni l’Occidente a promuovere i propri valori – tra i quali lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, la promozione della democrazia, la cooperazione e l’istituzionalismo liberale – pur continuando a mantenere legami – economico-commerciali in primis – con paesi che questi valori non li condividono, ma anzi li reprimono e scoraggiano. Il caso della Cina è emblematico. Si continua, come se nulla fosse, a fare affari con un paese che non rispetta i valori dell’Occidente, le regole commerciali, i trattati internazionali e le aree di influenza. Mentre l’UE si dice preoccupata a proposito del deterioramento dei diritti umani nel paese, guarda con attenzione alle iniziative e alle proposte suadenti del Dragone, come la nuova Via della Seta.
Certo, i valori dell’Occidente non sono universali. Ma come può l’Occidente convivere in pace con se stesso e chiudere gli occhi di fronte ad un partner commerciale molto assertivo e che negli anni si è votato al culto della personalità del leader, al disprezzo dei diritti umani, alla promozione della censura più stretta e alla sorveglianza digitale maniacale? E ancora: che ha postazioni di polizia in diversi paesi per controllare i propri cittadini all’estero, che stravolge le regole del libero mercato, che si fa promotore di un nuovo ordine globale autoritario? Che ha concluso con la forza la stagione “democratica” di Hong Kong e inasprisce il sistema concentrazionario contro gli uiguri nello Xinjiang? La Cina ha un sogno. È la grande resurrezione dal “secolo delle umiliazioni” che conduce al riconoscimento mondiale del Dragone come “paese di mezzo” – cioè di centro. L’Occidente si è chiesto se è coerente?
Si è chiesto qual è il suo sogno? E come questo sogno corrisponderebbe ai valori che l’Occidente predica, ma il cui ossequio non è vincolato alle relazioni con Cina? Il Dragone ha identificato le sue priorità. Da due decenni, non vincola gli accordi commerciali o l’elargizione di un prestito alla promozione del rispetto dei diritti umani, della lotta alla corruzione, del riformismo istituzionale. Di converso, l’Occidente vincola aiuti economici, prestiti e concessioni e intrattiene relazioni commerciali sulla base dell’osservanza di questi valori solo con i pesci piccoli. Non lo fa con la Cina. Tuttavia, la promozione e il rispetto di certi valori non dovrebbe basarsi sulla taglia o la forza economica della controparte. O si promuovo oppure no. Un decoupling con la Cina sarebbe svantaggioso per tutti. Ma se accadesse, al momento, non sarebbe per il fatto che l’Occidente ha imposto i propri valori di società aperta.
Amedeo Gasparini
(Pubblicato su L’Osservatore magazine)