Il misterioso Bill Barazetti tra gli eroi dei “Kindertransport”

Uomo avvolto dal mistero, spia e ricercato, schivo e professionista, Bill Barazetti è stato uno degli organizzatori dei “Kindertransport”, il complesso di operazioni attribuite a Nicholas Winton per far fuoriuscire 669 bambini – per la maggior parte ebrei – dalla Cecoslovacchia prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. L’iniziatrice dei trasporti fu Doreen Warriner, ma all’impresa parteciparono anche Marie Schmolk, Trevor Chadwick, Beatrice Wellington e Josephine Pike. Apprezzato per le sue competenze linguistiche, la modestia e l’affidabilità dai “compagni d’avventura”, Bill Barazetti fu il braccio destro di Winton a Praga. Supervisionò personalmente i treni dei bambini verso Londra, dove Winton si stabilì alla vigilia della Guerra. A suo grande rischio, Barazetti gli inviava informazioni dettagliate e fotografie di ogni bambino che sarebbe stato salvato. Se sette treni carichi di passeggeri con passaporto falso arrivarono attraverso i Paesi Bassi in Regno Unito è grazie a Bill Barazetti.

Giusto tra le Nazioni allo Yad Vashem di Gerusalemme, è una figura affascinante nella galassia degli eroi dell’Olocausto. Chi era questo enigmatico cittadino britannico di origine svizzera con cognome italiano che lavorava tra Gran Bretagna e Cecoslovacchia? Figlio di un professore presso l’Università di Heidelberg, Werner Theodore “Bill” Barazetti nacque nel 1914 ad Aarau, nel Canton Argovia, in Svizzera. All’arrivo al potere dei nazisti nel 1933, il diciannovenne Barazetti stava studiando legge ad Amburgo. Un documentario per i sessantacinque anni dalla fine della Guerra realizzato da Aldo Sofia e Lorenzo Buccella è andato in onda sul canale svizzero LA2 e ha fatto luce sul personaggio. Il padre di Bill, Ferdinand Barazetti, avrebbe avuto forti simpatie naziste. Nella città anseatica Bill fu testimone delle prime violenze dei nazisti contro gli ebrei in seno all’università. Decise dunque di aiutarli a fuoriuscire dalla Germania.

Nel 1934, si trasferì in Cecoslovacchia, dove i servizi segreti lo reclutarono come agente. Tornò quindi ad Amburgo come spia. Un anno dopo le SS scoprirono la sua identità e tentarono di arrestarlo. Ma Barazetti riuscì a fingere la propria morte e a fuggire in Polonia. Qui cambiò identità, ma la Gestapo era sulle sue tracce. Arrestato al confine, fu quasi picchiato a morte. Nel 1936 divenne cittadino ceco: aveva sposato una donna boema da cui ebbe un figlio l’anno seguente. Nuovamente in Cecoslovacchia, era determinato a continuare la sua lotta contro il Nazismo. Per conto del governo di Praga, riportava informazioni sui piani tedeschi d’aggressione nei confronti della Cecoslovacchia – che poi si sarebbero materializzati prima con la conferenza di Monaco nel settembre 1938, poi con l’invasione del marzo 1939. In questo periodo, Barazetti collaborò anche con le associazioni ecclesiastiche di Praga.

In particolare, aiutò a gestire l’afflusso di rifugiati che si riversarono in Cecoslovacchia dopo l’Anschluss e destinati in Inghilterra e Scandinavia. Quando Winton decise di evacuare i bambini dalla Cecoslovacchia, Barazetti gli fu raccomandato come collaboratore idoneo. Ai primi del 1939 Winton era in Inghilterra per raccogliere fondi e cercare famiglie che poi avrebbero adottato i bambini cecoslovacchi. Da Praga, invece, il ricercato della Gestapo Barazetti cambiava spesso di nome e si spostava da una casa e l’altra. Da qui organizzò materialmente i “Winton trains”. Ebbe accesso ad una tipografia ebraica a Praga, dove fabbricò i documenti falsi che poi sarebbero stati presentati alle autorità tedesche. L’ultimo dei sette “Winton trains” lasciò Praga il 2 agosto 1939. Un ottavo treno con duecentocinquanta bambini doveva partire a breve, ma il primo settembre scoppiò la guerra. Barazetti riuscì a migrare a Londra per il rotto della cuffia.

Durante il conflitto, fu impiegato in un ufficio che si occupava di interrogare i piloti tedeschi catturati. Spia presso l’MI19, dopo la guerra lavorò per l’ONU in una sezione che si occupava della creazione di organizzazioni governative in Paesi di recente indipendenza, in particolare in India. Nel 1953, fu naturalizzato cittadino britannico. Per il resto della vita, visse poveramente a Hornchurch, nell’Essex, dove iniziò a lavorare a una biografia di Tomáš G. Masaryk. Problemi di salute gli impedirono di ultimarla. Il suo ruolo nei “Kindertransport” fu sconosciuto fino agli anni Novanta. Nel frattempo, era diventato tesoriere della società internazionale di scrittori PEN. In questo ruolo, ad una conferenza a Maastricht nel 1989 incontrò Mordechai Segal, ex ufficiale dell’esercito israeliano. Con un inglese dal forte accento tedesco, il visitatore si presentò come uno dei bambini che Barazetti aveva contribuito a salvare da Praga mezzo secolo prima.

Segal parlò del suo incontro con l’ex agente all’amico Hugo Marom, uno degli inventori dell’aviazione israeliana. Il quale informò i servizi segreti israeliani, all’oscuro del ruolo di Barazetti nei “Kindertransport”. Marom mise, tra l’altro, le mani sulle copie dei diari di Winton – che menzionavano un certo Bill Barazetti – e che vennero letti anche dalla storica Elizabeth Maxwell, che nel 1988 rese noto al mondo l’operazione di Winton. Le copie dei diari sono presso lo Yad Vashem: qui si legge come l’organizzazione dei “Kindertransport” dopo la partenza da Praga di Winton ricadesse sul misterioso elvetico. Per ricostruire la figura di Barazetti è utile anche il libro di William R. Chadwick, figlio di Trevor, The Rescue of Czech Refugees 1938-39. Sir Nicholas Winton Was Not Alone. Il sottotitolo dice tutto. Sir Winton non organizzò il salvataggio di quasi settecento bambini da solo.

Ancora oggi, ha scritto Jarmila Vandová (“Digitimes”, 28 maggio 2017) pochi continuano a chiedersi come Winton abbia potuto portare a termine con successo così tanti trasporti “da solo”. Warriner compilò le liste di emigranti, ottenendo i visti. Chadwick senior si occupava anche di trasporti aerei secondo le liste di Doreen. Wellington invece viene dipinta da Chadwick junior come una donna intelligente che non usava mezzi termini neppure con la Gestapo. E poi c’è Barazetti: anche William Chadwick concorda sul fatto che trovare informazioni sull’identità, la storia e il suo ruolo non è facile. Alla cerimonia in suo onore allo Yad Vashem per insignirlo del titolo di “Giusto”, ricorda Sofia (swissinfo.ch, 26 maggio 2010), Bill Barazetti disse: «mi fu chiesto sotto quale nazione dovessi essere collocato, dovetti riflettere. Mi domandavo: Repubblica Ceca? Inghilterra? Austria? Germania? Francia? No, alla fine ho scelto: la Svizzera».

La scelta della nazionalità non è casuale. Luci ed ombre sulla Svizzera durante la Seconda Guerra Mondiale sono tutt’ora oggetto di dibattito storico. Un alone di mistero si estende su Bill Barazetti: perché aiutò Winton? Si potrebbero fare diverse ipotesi. Barazetti fu molte cose, ma anzitutto, egli stesso era un rifugiato politico. Non è improbabile che avesse una sensibilità acuta nei confronti di questa questione. L’antipatia per i tedeschi è un altro motivo che probabilmente lo spinse a rischiare la vita. Sono molti i misteri che avvolgono Barazetti e la sua vita piena di colpi di scena, tra rincorse e passaporti falsi, operazioni segrete e rischi. Il basso profilo dopo la guerra potrebbe confermare questa tesi: Barazetti era un uomo che non voleva dare nell’occhio. Ma c’è ancora molto su di lui scoprire. Che forse anche il cognome fosse una copertura o dimostrava un’ascendenza italiana?

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su Progetto Repubblica Ceca)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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