Il Premio Nobel per la Pace al World Food Programme

I più maliziosi dicono che il Premio Nobel per la Pace non è stato assegnato all’Organizzazione Mondiale della Sanità perché i vertici della stessa sono geopoliticamente al centro di diverse controversie a cavallo tra Stati Uniti e Cina nell’ottica della gestione della pandemia di Covid-19. Il prestigioso riconoscimento è dunque andato al World Food Programme, altra importante agenzia dell’ONU. Un premio che valorizza chi contribuisce a salvare molte vite. L’organizzazione combatte contro la fame nelle zone critiche del pianeta, sebbene questa sia stata ridotta in maniera consistente negli ultimi trent’anni. L’annuncio del Comitato norvegese è stato accolto con favore dal direttore esecutivo del WFP, David Beasley. Il quale si è detto onorato del riconoscimento per gli sforzi dell’agenzia con sede a Roma. La cerimonia di consegna era prevista per il 10 dicembre prossimo, ma è stata annullata a causa della pandemia globale.

Una diretta televisiva dal palazzo comunale di Olso si terrà in conformità alle misure sanitarie. Il toto-Nobel non era mancato nel periodo precedente all’assegnazione. Persino Donald Trump è stato candidato al prestigioso riconoscimento per avere avuto un ruolo nello storico accordo tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein. D’altra parte, come a ribilanciare l’equilibrio politico, in molti hanno visto in Joe Biden una possibile alternativa vista la sua predisposizione al dialogo. Si ricordi che questa presunta dote era stata al centro delle motivazioni per cui il Premio nel 2009 venne assegnato a Barack Obama. Tra i candidati di spicco, anche l’attivista svedese Greta Thunberg. Forse, tra i delusi, ci sono anche il numero uno dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus e il Segretario dell’ONU António Guterres. Complici molti media, con la pandemia di Covid-19 tanti hanno forse dimenticato tutti gli altri problemi che affliggono il pianeta.

E cioè quello della fame è (ancora) uno di questi e si aggiunge alla lista che vede povertà, diseguaglianze, incremento di parità uomo-donna, diritto all’educazione e allo studio tra i temi più importanti a cui è richiesta soluzione nei prossimi anni. L’Accademia norvegese, che ospita eccezionalmente l’unico premio Nobel al di fuori della Svezia, ha giustificato la scelta di premiare il World Food Programme per gli impegni nello stabilire importanti condizioni di pace coniugato al sussidio alimentare. Oslo ha specificato che il Programma Alimentare Mondiale è un attore importante nelle relazioni internazionali. Pace e zero fame vanno di pari passo, ha spiegato Tomson Phiri, portavoce del World Food Programme. La guerra è quasi sempre causa e la conseguenza della fame nel mondo. Non a caso, il WFP ha definito la fame come un’arma di guerra, non meno letale di quelle convenzionali.

Le considerazioni di stampo geopolitico non sono mancate in maniera più o meno esplicita al momento dell’annuncio del Nobel. Con oltre un milione di morti da Covid-19 e trentasette milioni di casi nel pianeta, concedere il Premio all’OMS poteva essere una scelta controversa. Secondo UN News, il World Food Programme è la più grande organizzazione umanitaria nel mondo e l’anno scorso ha assistito quasi cento milioni di persone in ottantotto paesi del mondo, con una presenza capillare e mediamente efficiente, tenendo conto che molte delle realtà con cui l’agenzia opera sono scenari di guerra e conflitto pluriennale. Ai problemi legati alla mancanza di infrastrutture, di politica, di un’economia solida, di un sistema elettorale piuttosto che di uno sanitario saldo, quello della fame tocca milioni di individui.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su L’Osservatore)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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