AfD: capire la destra di oggi in Germania

Il culto della colpa e l’elaborazione intelligente, scientifica e necessaria del passato fanno ormai parte dell’educazione e dell’identità del popolo tedesco. Questi, concetti importanti di Dove va la Germania? (il Mulino 2019) di Gian Enrico Rusconi, che cerca di capire le ragioni dei successi elettorali del partito di destra Alternative für Deutschland (AfD). Questi, non il portabandiera del classico conservatorismo. Di tutte le destre in ascesa in Europa – Veri Finlandesi, Fidesz, Rassemblement National, Lega – la destra di AfD è quella che nell’immaginario collettivo viene interpretata come la più dura nelle sue posizioni politiche. Fondato nel 2013 da Bernd Lücke, economista e professore di macroeconomia all’Università di Amburgo, AfD è da distinguere rispetto alla cosiddetta “nuova destra”. AfD è riuscita a strappare alla sinistra il monopolio sulla tradizionale critica populistica al “sistema”.

AfD trova in Armin Mohler (1920-2003) il suo ispiratore, la sua figura di riferimento. Un personaggio legato a Carl Schmitt (il “Kronjurist”), Martin Heidegger, Ernst Jünger, che con il regime nazionalsocialista si erano in parte compromessi. Le tematiche analizzate da AfD sono quelle classiche dei movimenti demagogici di destra. La perentoria accusa alla Lügenpresse (stampa bugiarda, nemica del popolo), il disprezzo per l’Euro e per l’UE (colpevole di aiutare troppo le cicale del Sud Europa), l’avversione nei confronti degli immigrati. Elementi che hanno fatto lievitare il consenso, specialmente nelle zone più indigenti della Germania. Alle elezioni federali del 2013, AfD aveva preso oltre due milioni di voti (4.7 per cento), ma quattro anni dopo si è attestata al 12.6. Tema sensibile quello della “destra” in Germania. Con AfD ritornano le delicate tematiche del passato legate all’Antisemitismo.

Alcuni nel partito sostengono che ai tedeschi è stata rubata l’identità e l’orgoglio dopo la Seconda Guerra Mondiale. Secondo molti di AfD, Angela Merkel è politicamente ritenuta “traditrice del popolo” vista la politica d’accoglienza nel 2015 di centinaia di migliaia di migranti. Tuttavia, per AfD «il vero nemico da battere sono i Verdi: non […] i partiti popolari tradizionali che stanno cercando di inseguir[n]e e riprender[n]e i temi». Tuttavia, il vizio di rincorrere il “più” populista è un errore che è stato compiuto anche sia da François Fillon nei confronti di Marine Le Pen (elezioni francesi del 2017), che da Silvio Berlusconi nei confronti di Matteo Salvini (elezioni italiane del 2018). Sebbene sia quello di Merkel il partito centrista-democristiano tedesco, AfD enfatizza le radici cristiane della Germania in ottica antiislamica. L’accusa principale ad AfD è quella di dar voce all’ultradestra. D’altra parte, AfD respinge ogni accusa di neonazismo.

Rusconi scrive che AfD non è la reincarnazione del NSDAP; tuttavia, questa «spesso avanza richieste che sono in contrasto con i principi della Legge fondamentale». Inoltre, «la destra è contro la frenesia della società cinetica, contro la società dell’accelerazione, contro il mutamento»; è antiliberale, ma non anticapitalista. Il che le garantisce un parziale sostegno di una certa borghesia (“Mittelklasse”) e di un certo proletariato (“Unterklasse”). Le diseguaglianze economiche sono un tema importante per AfD, ma in subordine rispetto alla frattura culturale in Germania, scrive Rusconi. Il mix di crisi dell’Eurozona (2011) e crisi migratoria (2015) ha fatto lievitare la voglia di soluzioni radicali (voto per AfD) e ha indebolito i partiti tradizionali (CDU/CSU e SPD). Sebbene Merkel e la sua ex delfina Annegret Kramp-Karrenbauer si siano da sempre espresse contro un’unione elettorale con AfD, alcune basi del partito dc vorrebbero trattare con il partito di destra.

L’ultimo tema toccato da Rusconi è la semplificatoria equazione “reazionari uguale conservatori uguale populisti”. Un errore grave, che tra l’altro aiuta a spiegare i parziali successi della destra tedesca. «La differenza tra conservatorismo e populismo consiste innanzitutto nel fatto che ampi strati dell’AfD credono a soluzioni facili e univoche, cui il conservatore, con il suo scetticismo verso le certezze ideologiche, non aderisce». Nello specifico, «posti di fronte alla realtà della migrazione e del diritto d’asilo […] i conservatori hanno […] riserve riguardo a un elevato numero di profughi e i migranti […]. Non sono contrari in linea di principio all’accoglienza […], ma sono consapevoli della serietà dei problemi che questo rappresenta». Conservatore e “di destra” sono due cose molto diverse: attenzione a mischiare i due concetti e sbattere tutto sull’altare del “populismo”. D’altronde, citando Liane Bednarz, «il conservatore deve essere difeso dalla destra».

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su neXtQuotidiano)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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