Il Post, Jimmy e Janet Cooke

Jimmy aveva otto anni ed era già un tossicodipendente: eroinomane in età da scuola elementare. Era il 1980 e a portare la tragica storia all’attenzione del grande pubblico fu Janet Cooke, giovane giornalista del Washington Post. Domenica 28 settembre 1980, a pagina uno comparve “Jimmy’s world”, la toccante vicenda che narrava la storia di Jimmy. L’articolo turbò l’opinione pubblica americana per mesi e Washington DC in particolare. Chi era Jimmy? Come si poteva salvare? Chi erano i suoi genitori? Marion Barry, sindaco della capitale statunitense, disse che non si sarebbe dato pace finché i reparti speciali della polizia non avessero trovato il bambino. Che nel frattempo, secondo quanto divelato da Cooke, era morto.

Sebbene molti dubitassero della veridicità della storia all’interno della redazione del Post, a fare l’endorsement per la candidatura di Janet al Premio Pulitzer dell’anno seguente fu Bob Woodward. Poco più di sette mesi dopo l’apparizione sulla stampa di “Jimmy’s world”, il 13 aprile 1981 Cooke ricevette il prestigioso riconoscimento. Salvo poi fare marcia indietro due giorni dopo. Si era inventata tutto. Non c’era nessun Jimmy nei sobborghi di Washington DC. Caos nella redazione del Post: il più irato, si capisce, era proprio Woodward. Sbigottito Howard Simons, big del giornale, su tutte le furie Ben Bradlee, storico direttore della testata, che disse a Cooke che aveva ventiquattr’ore di tempo per provare che la storia fosse vera.

Niente da fare. Seguirono le pubbliche scuse in conferenza stampa di Don Graham, figlio di Katharine Graham, proprietaria del Washington Post; quindi le dimissioni di Janet Cooke, scomparsa dalla scena pubblica americana proprio dall’inizio degli anni Ottanta. Pentagon Papers, Watergate e Janet Cooke: parole che aprono un mondo all’interno dell’immaginario collettivo americano, solcato dai tre avvenimenti che fecero la Storia del giornalismo. Chi è cresciuto negli anni Settanta e Ottanta ha vissuto quegli scandali – e non solo gli allarmanti moniti di genitori e media di quanto letale fosse la droga – ricorderà quelle cinque parole che cambiarono il giornalismo per sempre.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su L’universo)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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