Tra fantascienza e creazionismo: noi e l’intelligenza artificiale

Sono sotto attacco da quasi tre secoli. Quelle macchine artificiali che fondono meccanica e elettricità, sensori e marchingegni in un armonioso sferragliare di chip che compiono azioni intelligenti. L’avversione verso l’approccio che sostituisce la manovalanza umana all’azione di un robot è sempre stata sotto attacco. Oggi ha un nome preciso: intelligenza artificiale, abile sostitutrice di molte delle nostre attività, semplificatrice di vita. Il suo antenato analogico era il telaio meccanico, strumento che quando si affermò nelle società occidentali venne osteggiato dai movimenti luddisti. Ned Ludd avrebbe distrutto negli anni Settanta del Settecento proprio un telaio in segno di protesta. A cosa servo io, se una macchina fa il mio lavoro? Se Ludd, forse, non è mai esistito, robot, droni, macchine intelligenti esistono eccome e stanno entrando sempre di più nelle nostre vite.

L’Università della Svizzera Italiana ha ospitato ieri sera l’incontro “L’intelligenza artificiale, le professioni di domani e il mondo che verrà”, organizzata dal Circolo Liberale di Cultura Carlo Battaglini. L’introduzione alla serata di Morena Ferrari Gamba, Presidente del Circolo, è chiara. «Cosa c’entra la politica con la tecnologia?». La politica è cultura. «Cultura e tecnologia vanno sempre assieme». Oggi, con l’intelligenza artificiale, si possono governare molti sistemi complessi. «Dai semafori, agli ospedali, dai cellulari alle automobili. E anche la finanzia». Ma anche l’architettura, la comunicazione, le decisioni, l’interazione. Inoltre, l’industria 4.0 «è un termine che sta entrando sempre più nel linguaggio comune». Importanti sono gli interrogativi che dobbiamo porci nel nostro rapporto con le macchine complesse. Un rapporto che genera l’altrettanto complesso dialogo al confine con etica, diritti dell’uomo e scienza.

Paolo Attivissimo, moderatore della serata – giornalista, conduttore radiofonico, acchiappa-bufale, pioniere del web – sottolinea la pervasività dell’intelligenza artificiale. «È tra noi, l’abbiamo nelle nostre tasche». Ed è rappresentata da quel black mirror del tutto che abbiamo nelle nostre tasche. Enciclopedia surrogata, assistente comunicativo, humor detector: lo smartphone. «Come voglio usarlo? Come un futuro schiavo? O come un alleato? Come un alleato?». Giusto per riprendere un’immagine luddista e settecentesca, Attivissimo ricorda che l’uso massiccio del vapore, come l’intelligenza artificiale oggi, ha fatto saltare tutti i paradigmi sociali. «Improvvisamente era finita un’epoca».

Il rettore dell’USI Boas Erez ha parlato invece di Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale, dell’informatica, della scienza informatica, nonché di Norbert Wiener, statistico americano, inventore del calcolo delle probabilità e dai cui studi è nata la cibernetica. «La loro idea era di imitare i processi mentali con un calcolo. Volevano dimostrare che si potesse controllare la verità». Con un salto avanti sino ai giorni nostri, Erez racconta dei «tre campi che si compenetrano. Robotica, apprendimento delle macchine e intelligenza artificiale». Si consideri poi l’elemento dei dati, il cui accumulo è importante. «Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (capire cos’è una macchina intelligente), l’intelligenza artificiale “ristretta” (le macchine che sanno fare poche cose) e il concentrarsi sull’universo di dati sono elementi fondamentali». Tuttavia, secondo Erez, «l’intelligenza artificiale non sostituirà i medici». Ad oggi, la macchina non “fa sempre meglio” rispetto all’uomo.

Mauro Dell’Ambrogio, già segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione in Ticino ha invece discusso del rapporto tra l’intelligenza artificiale e il cantone italofono. Il Ticino conosce la realtà dell’intelligenza artificiale dai primi anni Ottanta ed è “isola montagnosa” di attrazione di capitali e talenti (umani, non robotici). «La rivoluzione tecnologica che si sta vivendo è sotto gli occhi di tutti», afferma Dell’Ambrogio. Il quale si concentra anche sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale da parte dello Stato, specialmente in materia fiscale. «Importante, infine, è la protezione dei dati personali». Dell’Ambrogio spiega che negli anni, è andata ad affermarsi via via una sorta di “autopromozione” dell’intelligenza artificiale da parte dei singoli. Essa «non è mai stata gestita a livello politico o federale».

L’ultimo ospite della serata è Roberto Cingolani, Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. «Cos’è l’intelligenza?», chiede alla platea. Un motore. E come fa un motore a gestire una situazione? «Semplice: fa un calcolo». La macchina è amorfa, inflessibile, impietosa. Malvagia, se vogliamo, nella sua grigia burocraticità: l’etica è totalmente assente dalle sue macchinazioni. Opta per il male minore, risultato di un calcolo istantaneo. Cingolani presenta poi il Robot iCub. Un simpatico bambinone metallico che esegue i comandi degli oltre quattrocento scienziati e inventori che l’hanno creato. Secondo Cingolani, non è possibile che le nostre creazioni possano controllarci. Siamo noi umani gli autori dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, «noi umani siamo tutti diversi» e con le macchine artificiali possiamo fare cose diverse.

«Ci stanno prendendo in giro sul fatto che le macchine ci sostituiranno» (alla faccia di Ludd). «Certo, sanno fare alcune cose meglio di noi, ma tutto il resto no! Ottimizzano la manifattura, ma non ci possono sostituire. Il pericolo non è l’intelligenza artificiale, ma chi le governa». Dal canto suo, il robot «non può produrre spontaneamente atteggiamenti tipici dell’umano perché gli mancano quei due presupposti umani». Il messaggio di Cingolani è chiaro: ad essere imperfette non sono le macchine. Siamo noi umani. Investire sugli umani quindi, non sulle macchine. L’intelligenza artificiale ci aiuta, ma non deve e non può sostituirci. Vediamo di tenerci stretto quel bene che nessun drone o braccio bionico ci potrà mai portar via: la libertà. Libertà di vita, di scelta, di costume, di azione.

Amedeo Gasparini

(Pubblicato su L’Osservatore)

Pubblicato da Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, class 1997, freelance journalist, managing “Blackstar”, amedeogasparini.com. MA in “International Relations” (Univerzita Karlova, Prague – Czech Republic); BSc in “Science of Communication” (Università della Svizzera Italiana, Lugano – Switzerland)

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